L’utilità del trust nella segregazione patrimoniale

Il Dott. Rossi è uno stimato primario di una clinica specializzata a Roma. Un suo carissimo amico e collega è in corso in una vicenda giudiziaria in quanto in un intervento chirurgico nel quale operava un suo paziente ha perso la vita. 

I familiari hanno avanzato una richiesta economica ingente che né l’assicurazione della clinica né quella personale sarebbe riuscita a soddisfare. Il sig. Rossi teme che possa un domani ritrovarsi nella medesima situazione. 

In questo caso specifico l’istituzione di un trust e la segregazione nello stesso dei suoi beni personali è la soluzione ideale per impedire eventuali azioni giudiziarie impugnate da terzi che potrebbero insediare il suo patrimonio.

 

 

 

Il trust asseconda i desideri dei nonni verso i nipoti

Alessio e Ginevra sono due nonni ottantenni affezionati ai loro due piccoli nipotini, Marco e Caterina. Il loro più grande desiderio è garantire ai nipotini un futuro sereno anche per il tempo in cui i nonni non ci saranno più. 

Decidono così di istituire un trust a loro vantaggio, dando istruzioni al trustee in maniera tale che il fondo in trust possa consentire loro di frequentare le migliori scuole, premiarli al raggiungimento di traguardi come il diploma o la laurea, aiutarli ad inserirsi nel mondo del lavoro, predisporre regali in caso di matrimonio e soccorrerli in caso di malattia o infermità.

Si tenga presente che tutti questi obiettivi non sono raggiungibili attraverso il ricorso agli istituti giuridici tradizionali.

Per la tutela di un figlio debole

Il trust può essere utile per la tutela di un figlio debole come accade nel caso di Paola e Giovanni, che hanno un unico figlio, Davide, affetto da sindrome di down

La loro preoccupazione è assicurare e far proseguire a Davide una vita serena anche dopo la loro dipartita. L’istituzione di un trust con specifiche previsioni date al trustee e la segregazione in trust di fondi sufficienti al perseguimento di tali obiettivi consente loro di risolvere questo problema.

In questo caso, infatti, il disponente di solito è il genitore che può decidere quando rendere operativo il trust se da subito oppure attraverso l’istituzione di un trust testamentario. In altri casi il disponente può essere lo stesso soggetto debole. Ci sono molti casi in cui il giudice tutelante ha autorizzato l’istituzione di un trust con beni personali del soggetto debole.

Il trust per la riservatezza e tutela di un figlio non riconosciuto

Giorgio è un ricco imprenditore milanese, sposato con due figli. Da una relazione extra-coniugale di alcuni anni prima, è nato un figlio. Giorgio pur non avendolo riconosciuto, ha sempre provveduto al suo mantenimento. 

Giorgio vorrebbe offrire a questo figlio maggiori garanzie economiche per poterlo sostenere anche in futuro, quando egli non ci sarà più, sempre in piena riservatezza verso la famiglia legittima. 

La soluzione sarebbe l’istituzione di un trust dotato di un fondo per un importo approssimativamente uguale a quello corrispondente alla quota di legittima che gli  sarebbe spettata in caso di riconoscimento, con la possibilità di incrementarlo e avente come unico beneficiario il figlio stesso. 

Ciò consentirebbe al padre di realizzare in piena riservatezza i suoi obiettivi, permettendo tra l’altro, allo stesso di incrementare ulteriormente il fondo in trust ogniqualvolta ciò si riveli necessario per soddisfare particolari esigenze del figlio non riconosciuto.

L’utilità del trust nel passaggio generazionale

L’utilità del trust nel passaggio generazionale

Il trust può essere utile anche quando ci si trova nelle condizioni di dover assicurare una continuità all’azienda in fase di passaggio generazionale. Il trustee, essendo l’unico proprietario del fondo in trust, può assicurare un’amministrazione e gestione unitaria e costante nel tempo dei beni che compongono tale fondo. Può essere l’unica soluzione quando gli eredi dell’azienda hanno “visioni” diverse sul futuro della stessa. 

È questo il caso di Antonio, titolare di un’importante azienda con grossi fatturati, da sempre stata gestita in prima persona. Da qualche tempo Antonio ha coinvolto nell’attività i suoi figli Michele e Vittoria che, però, hanno già dimostrato di avere idee diverse sulla gestione dell’azienda: Michele vorrebbe ampliarla mentre Vittoria vorrebbe venderla. 

Per evitare eventuali dissapori tra i fratelli che possano intaccare l’andamento dell’azienda, Antonio ha deciso di ricorrere al trust. In tal modo ha ceduto al trustee la totalità della partecipazione e lo ha istruito minuziosamente su come doveva essere gestita l’azienda per poi demandare a lui l’attuazione di questo compito. 

L’utilità del trust per la conservazione di un immobile

Come abbiamo già avuto modo di appurare, il trust può essere utile in diverse circostanze: che possono interessare la sfera professionale a quella personale. Nella seconda categoria rientra la situazione di Mariarosaria. La donna è la proprietaria di un immobile storico in Roma ereditato dai genitori.

Maria Rosaria vorrebbe che l’immobile rimanesse sempre nell’ambito della famiglia, anche per il tempo in cui ella non ci sarà più. L’istituzione di un trust avente come finalità la conservazione dell’immobile e la riserva di utilizzo dello stesso solo in favore dei familiari di Maria Rosaria, è per lei un utile strumento per evitare che l’immobile venga venduto o locato a terzi.

Attraverso il trust può stabilire il divieto di vendere l’immobile da parte del trustee se non nel caso di estrema necessità di uno dei componenti della famiglia di Maria Rosaria.

L’utilità del trust e il suo effetto legale di segregazione del patrimonio

La segregazione del patrimonio che si ottiene con l’istituzione di un trust offre la possibilità di salvaguardare una parte del patrimonio sia da eventuali azioni giudiziarie di enti o istituti che da altre possibili appropriazioni di persone fisiche. Si ricorre al trust, infatti, anche quando si decide di segregare il patrimonio da una persona specifica. 

È stato questo il caso di Mauro, un cinquantenne benestante, che non aveva legami stabili, ma dopo aver incontrato Cinzia ha stravolto il suo modus vivendi, decidendo di sposarla. 

Poco prima delle nozze una preoccupazione però lo assillava: se Cinzia si fosse rivelata inadatta a lui avrebbe dovuto comunque dividere con lei il patrimonio da lui accumulato. 

Per evitare ciò ha istituito un trust preventivo. Ha avviato, prima ancora del matrimonio, una segregazione di tutto il patrimonio. In tal modo ha salvaguardato i suoi averi ed ha evitato spiacevoli conseguenze nell’ipotesi di una separazione o di un divorzio.

L’utilità del trust nell’ipotesi di convivenza

Il trust è uno strumento che, come abbiamo, visto si rivela utile in disparate situazioni. Anche le coppie non sposate che desiderano garantire un futuro sereno ai loro figli possono appellarsi a questo istituto per farlo. Su questa scia si articola la storia di Lucia e Francesco. 

Entrambi hanno alle spalle dei matrimoni finiti e 3 anni fa hanno acquistato casa insieme, dove vivono attualmente insieme al loro figlioletto Andrea. Sia Francesco che Lucia hanno figli nati da precedenti relazioni ed entrambi sono giunti ad un accordo: che un giorno l’immobile in cui vivono sarà destinato al figlio Andrea. 

 Per rendere ancora più stringente quella che ora è solo un’ipotesi ed evitare successivi dissapori familiari che possano minare l’idea originaria, Lucia e Luca decidono di cristallizzare in un trust i loro desideri affinché il trustee li esegua anche in caso di loro assenza e disaccordo.

Uso del trust per proteggere il diritto alla riservatezza

Il trust è un valido strumento per chi ha la necessità di compiere particolari operazioni, che interessano la sfera privata e personale, e vuole mantenere piena riservatezza verso l’esterno. È questo il caso di Daniela, che riesce attraverso il trust a concludere un ottimo affare. 

Tempo fa Daniela scopre che Mario, il vicino di casa con il quale non intrattiene buoni rapporti, ha messo in vendita il suo immobile, che ha tutte le caratteristiche che lei desidera. Dopo aver fatto le dovute valutazioni decide di acquistarlo, ma sa perfettamente che Mario non è d’accordo. 

Per questo decide di ricorrere al trust che le permette di effettuare l’acquisto della casa in totale anonimato. Daniela trasferisce, così, la sua liquidità al trustee incaricato di concludere le trattative con Mario. Sia nella stipula del contratto che nell’atto di compravendita il nome di Daniela non compare, ma ella è riuscita comunque a diventare proprietaria dell’immobile. 

L’obiettivo è stato raggiunto proprio perché il trust consente la segretezza di tutte le disposizioni contenute in esso. Questa caratteristica rende il trust un istituto appetibile anche per chi desidera separare il patrimonio personale da quello della propria azienda. 

Uso del trust per destinare ai nipoti il proprio patrimonio

Il trust è uno strumento che torna utile anche quando si decide di destinare il proprio patrimonio o parte di esso ad altri soggetti e si desidera essere sicuri che le proprie volontà vengano rispettate anche dopo la propria morte. Per mostrarvi come ciò avviene, vi racconto una storia vera, rivisitata per tutelare la privacy dei protagonisti.

Claudio e Rossella sono due nonni molto premurosi che tengono a cuore il futuro dei loro due nipoti. Il loro desiderio più grande è assicurare ai nipoti una vita tranquilla e libera da problemi economici, anche quando loro non ci saranno più ed è per questo che sono ricorsi all’aiuto del trust.

Il trust ha permesso loro di istituire un fondo diretto e di assicurare ai due nipoti la possibilità di studiare nelle migliori scuole italiane ed estere, aiutarli ad inserirsi nel mondo del lavoro, garantire cure in caso di necessità e anche regali per determinate occasioni (raggiungimento della maggiore età, laurea, matrimonio etc..).

Ciò è stato possibile perché, attraverso il trust, Claudio e Rossella hanno potuto affidare il loro patrimonio ad una persona, definita trustee, con il fine di conservarlo e amministrarlo secondo le loro direttive. In questo modo riusciranno a garantire ai nipoti una stabilità economica anche quando non saranno più in grado di farlo in prima persona.

Hanno quindi usufruito della cosiddetta “ultrattività” del trust, che a differenza degli istituti giuridici tradizionali garantisce la realizzazione degli scopi prestabiliti anche
quando subentra la morte di chi ha istituito il trust.